Mercoledì 4 settembre 2024 ore 21.15
Cinema Arena Chiostro Sant’Orsola – Via Sant’Orsola, Firenze

Nell’ambito della rassegna IDENTITIES. Leggere il contemporaneo, giunta alla VII edizione, l’Associazione culturale La Nottola di Minerva – con il patrocinio del Comune di Firenze e il contributo della Fondazione CR Firenze presenta:

Identità e conflitto

Flavio Fusi

La Ballata delle frontiere. Storie dal secolo belva

Exorma

L’autore dialoga con Wlodek Goldkorn

Letture a cura di Lorenzo Degl’Innocenti

Atterriamo con lui su un pianeta di conflitti a bassa intensità che poi deflagrano, come a Gaza. Dalla dissoluzione del fianco orientale dell’Europa alla gola squarciata tra Nord e Sud del mondo, l’autore guarda ai milioni di esseri umani spinti oltre le frontiere dal secolo belva: antiche frontiere che esplodono e frontiere nuove che sorgono, frontiere non scritte, terre di mezzo e grandi fiumi-frontiera, tra illusioni, nuove schiavitù e massacri.
Le testimonianze frammentarie degli ultimi, le storie minuscole, si mescolano alla ricostruzione degli eventi e alla descrizione dei luoghi in un racconto periferico e avvolgente fino alla frontiera delle frontiere: là dove la terra finisce e il mare comincia

«Fusi racconta, ma solo dopo essersi preso la responsabilità di capire».
[dalla prefazione di Giovanni Floris]

In questa storia alla rovescia, dall’inizio della guerra di Putin il solo Kazakstan – che condivide con la Russia una frontiera lunga quasi settemila chilometri – ha dato asilo a più di 200mila profughi. Si passa in gran parte dal varco di frontiera di Uralsk a sud di Togliatti-grad, la città che raccontava l’homo sovieticus e il mito internazionalista. Oggi una generazione dispersa volge le spalle al grande paese: l’ingegnere, l’insegnante, il giovane studente, il matematico, dovranno inventarsi una nuova vita, nuove abitudini, nuove quotidianità e nuovi rituali. Nuovi sogni, se possibile.
Del sogno tradito ci sono testimoni vivi come il mite, indifeso Vladimir Kara Murza: negli anni scorsi lo abbiamo visto – questo giovane studioso e attivista democratico – inginocchiato davanti all’altare di fiori e candele, quando era ancora possibile sostare in preghiera sul ponte dove fu ucciso Boris Nemtsov. Erano amici e compagni di lotta, Vladimir e Boris: uno è ora nella fossa, l’altro condannato a venticinque anni di prigione in un carcere di massima sicurezza, che corrisponde – in questa Russia di Putin – al sigillo di sepoltura del gulag: “Dieci anni senza diritto di corrispondenza”. E il reato è una specialità della giustizia imperiale, come ai tempi remoti di Alessandro e Nicola: diffusione di informazioni false e alto tradimento. Con le manette ai polsi, chiuso nella gabbia degli imputati, prima di essere portato via il condannato grida: “La Russia sarà libera, ditelo a tutti”. Ditelo a tutti. Del sogno tradito ci sono testimoni morti: oggi Aleksej Navalny, ucciso in un gulag siberiano, come ai tempi di Osip Mandel’stam, di Varlam Šalamov, di Aleksandr Solzenicyn: il resoconto burocratico di questo assassinio – “ha avuto un malore durante la passeggiata quotidiana” – è come la risata del boia.

Flavio Fusi ha imparato il mestiere di giornalista alla vecchia scuola de “L’Unità”. Ha coltivato poi la passione del viaggiatore sulla navicella corsara del Tg3 della Rai. In compagnia delle storie e delle immagini televisive ha consumato suole e scarpe inseguendo come inviato tutte le più importanti crisi internazionali nel passaggio tra il secolo breve e il secolo belva. Le frontiere – l’esplosione delle frontiere, la caduta dei muri, le brevi tregue, i nuovi muri e la transumanza di popoli e comunità – sono state per trent’anni il suo pane quotidiano: dalla Russia al Caucaso e all’Ucraina, dai Balcani alla Cecenia all’Irlanda, in Africa e sui confini incerti tra le due Americhe.
Nelle pause del lungo viaggiare è stato corrispondente Rai a New York e Buenos Aires, e poi conduttore e commentatore del Tg3. Oggi continua a viaggiare e scrivere, muovendo dai luoghi modesti e incantati della sua Maremma.

A seguire proiezione del docufilm

20 DAYS IN MARIUPOL

In lingua originale con sottotitoli in italiano

Diretto da Mstyslav Černov vincitore del premio Oscar 2024

Ucraina – 2023 – 94′ – Lingua: Ucraino, inglese e russo – Sottotitoli: Italiani

Alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, una squadra di giornalisti entra nella città portuale di Mariupol. Durante il successivo assedio, mentre cadono le bombe, gli abitanti fuggono e l’accesso a elettricità, cibo e acqua è interrotto, i reporter, unici rimasti, lottano per raccontare le atrocità della guerra, finché circondati dai soldati russi si rifugiano in un ospedale, in trappola. Le loro immagini, diffuse dai media mondiali, documentano morte e distruzione, e smentiranno la disinformazione russa. Di fronte a tanto dolore il regista e giornalista ucraino Mstyslav Chernov si chiede se filmare ancora possa fare qualche differenza, ma sono gli stessi cittadini di Mariupol a implorarlo di continuare, perché il mondo sia testimone.

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