Nel Seicento, in un lebbrosario a sud dello Stato pontificio, viene rinchiusa la giovane prostituta Bianca Maria, malata della nuova peste della sua epoca, la sifilide, condannata da un giudice alla reclusione perpetua.
Ma la grazia infinita e l’imprevedibilità della fanciulla, accorta come una lepre, accendono nel cuore del medico Tommaso un sentimento più forte di ogni paura di contagio.
Una favola storica in cui Cerami delinea due figure in cui si rispecchia la nostra inquieta contemporaneità.